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lunedì 16 novembre 2009

Disabile accusa Ing Direct




Mi scuso innanzitutto per il silenzio di queste settimane determinato da problemi di natura ... tecnica.
Essendo molto sensibile a certi problemi, volevo citare l'articolo di un disabile al quale ING Direct ha negato l'apertura del conto corrente. Se è così, è davvero scandaloso.

http://vincenza63.wordpress.com/2009/11/15/conto-arancio-ing-direct-jaccuse/


Qui di seguito l'incipit della lettera, che potrete trovare completa al link sopra citato

"No! Questa volta non sarò umiliata, non dirò: ‘Ok, arrivederci.’ come se niente fosse successo! IO ACCUSO LA CONTO ARANCIO – ING DIRECT DI AVERMI NEGATO UN DIRITTO ELEMENTARE per qualsiasi altro cittadino: aprire un conto corrente online, DISCRIMINANDOMI IN QUANTO DISABILE impossibilitata alla firma (come da fotocopia del mio documento in loro possesso dal 31/10/2009) e da contratto da me accettato nella stessa data e stipulato con la sig.ra .... (continua)"

lunedì 12 ottobre 2009

Emissioni obbligazionarie: Campari rompe il ghiaccio



Campari, il celebre gruppo milanese operante nel settore delle bevande alcooliche, è la prima impresa italiana medio-grande a lanciare un bond pubblico (riservato ad investitori istituzionali) per far fronte alla riduzione del credito bancario. A sentire i pareri degli addetti ai lavori, potrebbe addirittura essere la capofila di una tendenza che si affermerà sempre di più sul mercato obbligazionario. Infatti, era dai tempi dei crack Cirio, Parmalat e Giacomelli che le imprese italiane non ricorrevano più a questo tipo di strumento.


In particolare, nell’operazione di finanziamento, Campari è riuscita a collocare sul mercato un bond di durata settennale per un ammontare di 350 milioni di euro ad un tasso di interesse lordo del 5,475%. In realtà, l’idea iniziale era di un rifinanziamento di 300 milioni, ma l’elevatissima domanda (si parla di 2,7 miliardi di euro messi sul piatto dagli investitori istituzionali) ha spinto il gruppo ad aumentare l’offerta, consentendogli allo stesso tempo una riduzione del tasso.


Ma il successo di Campari, senza nulla togliere ai meriti del gruppo, non deve trarre in inganno. I mercati infatti sono carichi di liquidità, immessa a costo bassissimo dalla Bce, e gli investitori istituzionali hanno ripreso a investire massicciamente, contribuendo a quello che potrebbe essere l’inizio di una nuova bolla speculativa.

giovedì 1 ottobre 2009

Banche: sembra tornare il sereno



Tra gli addetti ai lavori ha destato molta sorpresa il fatto che il finanziamento offerto ieri dalla Bce abbia suscitato un interesse limitato da parte degli istituti bancari della zona euro. Si sarebbe dovuto trattare di una forte immissione di liquidità sul mercato, per scongiurare definitivamente la possibile carenza di liquidità delle imprese del vecchio continente.

L’offerta della Bce era peraltro molto invitante: si trattava di un’operazione di rifinanziamento ad un anno e ad un tasso fisso molto basso: l’1%. All’asta hanno partecipato solo 589 banche che hanno richiesto in prestito 75,2 miliardi di euro; una sottoscrizione molto inferiore sia rispetto alle previsioni (si parlava di 130miliardi di euro) sia all’asta di giugno, nella quale vennero collocati sul mercato 442 miliardi di euro per 1.121 banche beneficiarie.

I risultati dell’operazione hanno dunque spinto gli analisti a dichiarazioni ottimistiche: secondo gli addetti ai lavori, infatti, una così bassa richiesta di liquidità è il palese sintomo di una ripresa verso la quale ci si sta sempre più rapidamente muovendo e della situazione tranquilla che stanno vivendo le banche europee sul fronte della liquidità. Ciononostante, il Fmi (fondo monetario internazionale) invita alla cautela per i mesi a venire.
Una riprova della correttezza o meno delle previsioni degli analisti si avrà il prossimo dicembre, quando la Bce organizzerà una nuova operazione di rifinanziamento a un anno.

mercoledì 30 settembre 2009

La speculazione porta i BTP sotto il 2%.



l rendimento dei Btp triennali scende ancora e si afferma su un tasso inferiore al 2%, l’1,91% per la precisione; un livello così basso non si vedeva dal 2005. Ciononostante, all’asta promossa ieri dal Ministero dell’Economia, si è registrata una richiesta fortissima. Identica sorte è toccata ai Btp decennali, che attualmente hanno un tasso lordo del 4,06%, ed ai CTz collocati sul mercato ad appena l’1,4%. Una situazione del genere sembrerebbe apparentemente inspiegabile: sul mercato vanno letteralmente a ruba titoli dai rendimenti che, se non si assestano sui minimi storici, comunque vi si avvicinano.

La risposta a questo strano fenomeno sta nella pratica del “carry trade”: si tratta di una operazione speculativa, molto diffusa nell’ambito della finanza internazionale, consistente nel finanziarsi a tassi di interesse molto bassi per poi investire su strumenti con rendimenti maggiori in modo da ripagare il debito a scadenza guadagnando comunque sulla differenza.

Terreno fertile per questo genere di operazioni, gli investitori lo troveranno proprio oggi quando la Bce effettuerà una operazione di finanziamento ad un anno, immettendo sul mercato liquidità al tasso fisso dell’1%. Ecco spiegato come mai titoli di stato con rendimenti molto bassi abbiano comunque una elevata richiesta. A ciò si aggiunga che, secondo gli analisti di mercato, tra i titoli più richiesti dagli investitori per questo genere di operazioni, vi siano proprio i BTp italiani.

Altre informazioni sull'argomento: http://it.biz.yahoo.com/29092009/92/titoli-rendimento-dei-btp-triennali-scende-2-in-lieve-rialzo.html

martedì 29 settembre 2009

La crisi colpisce anche i sultani



I fondi sovrani dei paesi che si affacciano sul Golfo Persico non stanno vivendo, per usare un eufemismo, un periodo roseo: solo un’iniezione di capitale fresco proveniente dal mercato petrolifero ha evitato un vero e proprio tracollo.

Un rapporto dell’Uncdat (la Conferenza sul commercio e sullo sviluppo dell'Onu) ha evidenziato come, a causa della crisi finanziaria, i fondi sovrani di Arabia Saudita, Kuwait, Qatar ed Abu Dhabi abbiano perso oltre 350 miliardi di dollari di assets.

La situazione più grave riguarda Istithmar World, il fondo sovrano di Dubai. Dopo un decennio di investimenti proficui, principalmente in attività legate al lusso, Istithmar sta valutando la vendita delle attività meno redditizie, se non la cessione dell’intero fondo. A fare le spese per primi di questa situazione negativa sono stati alcuni dei più alti dirigenti del fondo che ne sono stati allontanati.

Altre info sull'argomento: http://www.affaritaliani.it/Rubriche/texcolumn/bacchettate_fondi_sovrani140909.html

Intesa Sanpaolo cede ancora: è il turno di Banca Fideuram






Continua la trattativa di Exor con Intesa Sanpaolo per l’acquisizione di Banca Fidearum.

Exor, nata dalla fusione di IFI ed IFIL, è una delle principali società d’investimento europee, è il principale azionista del Gruppo Fiat ed è controllata dalla famiglia Agnelli. Fidearum, oltre ad essere una vera e propria banca, è anche una rete di promotori. È stato Gianluigi Gabetti, presidente onorario di Exor, a far capire che i giochi non sono chiusi e, anzi, resta vivo l’interesse per l’acquisizione dell’istituto di credito.

I principali nodi da sciogliere, prima del possibile acquisto da parte di Exor, sono due: il primo riguarda il parere che Banca d’Italia dovrà dare sul possibile passaggio di proprietà di Fidearum; il secondo è ovviamente relativo al prezzo che verrà richiesto da Intesa Sanpaolo.

Da questa trattativa emergono le situazioni differenti in cui si trovano i due interlocutori: mentre Exor sta completando un filone di investimenti (soprattutto all’estero) avviato già da diversi anni, per Intesa Sanpaolo si tratterebbe di un’ulteriore cessione, dopo quella di molti sportelli ad altre banche concorrenti e quella del 25% di Findomestic a Bnp Paribas.

giovedì 24 settembre 2009

Boom dei corporate bond, ma non tutti ne possono approfittare



Nelle ultime due settimane si è registrato un vero e proprio boom delle emissioni di bond societari e bancari europei. Grande il successo rilevato anche nelle sottoscrizioni; gli investitori hanno infatti risposto con entusiasmo a tali iniziative, sottoscrivendo i titoli in tempi brevi se non brevissimi. Un fenomeno del genere è spiegabile con la convenienza di entrambe le parti: da un lato, gli emittenti hanno sfruttato l’occasione, rifinanziandosi a tassi molto più convenienti rispetto a quelli di qualche mese fa; dall’altro, i sottoscrittori sono riusciti ad ottenere rendimenti molto interessanti.

Un esempio emblematico di questo periodo, particolarmente roseo per i titoli societari, è il caso Fiat. Il gruppo torinese ha recentemente collocato sul mercato 1,25 miliardi di bond con duration e rendimento molto convenienti per l’emittente (una condizione diametralmente opposta a quella verificatesi a fine luglio quando vi fu un’altra consistente emissione di bond Fiat).

Non tutti gli interessati, però, hanno potuto sfruttare questo momento positivo del mercato; il pubblico retail è infatti rimasto quasi sempre fuori dalla partita. La maggior parte dei bond emessi in questo periodo è infatti priva del prospetto informativo della Consob e può essere acquistata solo da banche o dai grandi fondi d’investimento (in virtù della legge sul risparmio del 2006). Con tale norma si è introdotta la responsabilità delle banche, in solido con l’emittente in caso di default, se l’istituto rivende ad un privato un bond emesso senza prospetto prima che sia trascorso almeno un anno dalla data del primo collocamento. L’obiettivo della legge, (varata sulla scia del caso Parmalat) era la tutela dei consumatori, ma di fatto negli ultimi tempi non ha fatto altro che penalizzarli.