Bookmark and Share

lunedì 12 ottobre 2009

Emissioni obbligazionarie: Campari rompe il ghiaccio



Campari, il celebre gruppo milanese operante nel settore delle bevande alcooliche, è la prima impresa italiana medio-grande a lanciare un bond pubblico (riservato ad investitori istituzionali) per far fronte alla riduzione del credito bancario. A sentire i pareri degli addetti ai lavori, potrebbe addirittura essere la capofila di una tendenza che si affermerà sempre di più sul mercato obbligazionario. Infatti, era dai tempi dei crack Cirio, Parmalat e Giacomelli che le imprese italiane non ricorrevano più a questo tipo di strumento.


In particolare, nell’operazione di finanziamento, Campari è riuscita a collocare sul mercato un bond di durata settennale per un ammontare di 350 milioni di euro ad un tasso di interesse lordo del 5,475%. In realtà, l’idea iniziale era di un rifinanziamento di 300 milioni, ma l’elevatissima domanda (si parla di 2,7 miliardi di euro messi sul piatto dagli investitori istituzionali) ha spinto il gruppo ad aumentare l’offerta, consentendogli allo stesso tempo una riduzione del tasso.


Ma il successo di Campari, senza nulla togliere ai meriti del gruppo, non deve trarre in inganno. I mercati infatti sono carichi di liquidità, immessa a costo bassissimo dalla Bce, e gli investitori istituzionali hanno ripreso a investire massicciamente, contribuendo a quello che potrebbe essere l’inizio di una nuova bolla speculativa.

giovedì 1 ottobre 2009

Banche: sembra tornare il sereno



Tra gli addetti ai lavori ha destato molta sorpresa il fatto che il finanziamento offerto ieri dalla Bce abbia suscitato un interesse limitato da parte degli istituti bancari della zona euro. Si sarebbe dovuto trattare di una forte immissione di liquidità sul mercato, per scongiurare definitivamente la possibile carenza di liquidità delle imprese del vecchio continente.

L’offerta della Bce era peraltro molto invitante: si trattava di un’operazione di rifinanziamento ad un anno e ad un tasso fisso molto basso: l’1%. All’asta hanno partecipato solo 589 banche che hanno richiesto in prestito 75,2 miliardi di euro; una sottoscrizione molto inferiore sia rispetto alle previsioni (si parlava di 130miliardi di euro) sia all’asta di giugno, nella quale vennero collocati sul mercato 442 miliardi di euro per 1.121 banche beneficiarie.

I risultati dell’operazione hanno dunque spinto gli analisti a dichiarazioni ottimistiche: secondo gli addetti ai lavori, infatti, una così bassa richiesta di liquidità è il palese sintomo di una ripresa verso la quale ci si sta sempre più rapidamente muovendo e della situazione tranquilla che stanno vivendo le banche europee sul fronte della liquidità. Ciononostante, il Fmi (fondo monetario internazionale) invita alla cautela per i mesi a venire.
Una riprova della correttezza o meno delle previsioni degli analisti si avrà il prossimo dicembre, quando la Bce organizzerà una nuova operazione di rifinanziamento a un anno.